E ci mancherebbe altro che non facessi il tifo per il buon Paolo Coppola, uno tosto che ascolta, partecipa e si fa coinvolgere in battaglie di modernizzazione e, con il nuovo ruolo di parlamentare, le porta a compimento.
La breccia aperta sulla lotta al fax è solo un pertugio dove infilarsi per scardinare quell’odioso e farraginoso marchingegno che si chiama Pubblica Amministrazione.
Ma chi la conosce bene da dentro sa che gli antidoti sono forti e la loro composizione chimica spesso sconosciuta ai più. Per lo meno è sconosciuta ai commentatori giornalistici che con la PA hanno solamente un rapporto da utente, dunque viziato alla fonte da un approccio che li danneggia sin dal primo contatto.
Beh, da dentro è ancora peggio.
Ci son uffici che giustificano il ruolo con la ricezione di un fax e forse questo pertugio li metterà in crisi ma, negli ultimi anni, la frontiera della rendita di posizione si è spostata sul ‘modulo’, ovvero il ‘form on line’ o, molto più spesso, il ‘form da compilare e spedire’.
Ogni ufficio, e sempre più spesso ogni dipendente, si inventa un modulo, lo blinda (ho visto moduli word protetti da pssword che voi umani non potete nemmeno immaginare ….) e poi obbliga chi entra in relazione con lui (o con la sua struttura) ad accettarne la logica che, spesso è perversa e diabolica. Bene, moltiplicate questo per centinaia di moduli, flussi, luoghi (cartelle condivise), metodi (del tipo….’ devi scrivere a info@struttura.comune.xx.it perchè solo così ti verrà data una risposta ufficiale), tempi (del tipo…..’il servizio di risposta vie email è attivo dal lunedì al venerdì dalle …’) e non mi dilungo sui silenzi assordanti delle caselle di posta istituzionale che non rispondono MAI!
E la PEC? Una, singola e gestita da apposito ufficio, per ogni Ente. Provate a farvi un indirizzario PEC che abbia senso, certezza e che funzioni. E’ vero, ci sarebbe http://www.indicepa.gov.it/ , ma mica tutti si accreditano e, rispondetemi seriamente, quanti conoscevano questo servizio prima di leggermi?
Non vado oltre, chi mi conosce e legge questo blog, sa già come la penso e proprio per questo ho riassunto ieri il mio pensiero sulla bacheca FB di Paolo: ‘Vedete, non per rompere le balle al buon Paolo Coppola che si è sbattuto su questo tema. Secondo me il mezzo (ovvero il fax) non è mai il colpevole primo dell’inefficienza, ma è il suo uso perverso che va combattuto! Prova ne sia che anche la PEC, i sistemi documentali e tutti i cazzabubboli tecnologici (il fax software centralizzato esiste da 15 anni) non hanno mai cambiato nulla perchè ciò che va prima aggredito è il processo stesso che, molte volte, è progettato male, poco utile e difeso solo per opportunismo di pochi‘.
Ergo vorrei nuovamente puntualizzare, soprattutto per chi magari cerca polemica a basso costo, che l’opera di Coppola, Russo e De Monte è meritoria a va sostenuta ed emulata, ma ora attenti ai venditori.
Come spesso accade da una buona legge può derivare una cattiva attuazione. Finite le ferie si scateneranno i venditori di ‘document management system’ e i decisori li ascolteranno, così assisteremo a un delirio assoluto.
Purtroppo, sempre più spesso, chi decide non ha competenze e nemmeno visioni e questo lo porta a pensare che l’innovazione si fa con i prodotti. Ed ecco che arriveranno i commerciali di prodotto e per l’ennesima volta la spesa schizzerà alle stelle con buona pace di tutti.
Paolo queste cose le sa. Bisogna allora acculturare il settore, cambiare le regole e far in modo che i processi non abbiano la meglio sui progetti, che il mezzo non diventi più importante del fine.
Una PA dove (fonte ARAN) più del 50% degli operatori ha superato i 50 anni non può gestire il cambiamento con il solo uso dei mezzi digitali che non ama, ci vuole qualcos’altro, uno scatto culturale e di passione. Ci vuole, insomma, voglia di cambiare e mettersi in discussione. E dentro questo dominio ne vedo sempre meno.
